Valerio Lunati
Lunati & Mazzoni
Valerio Lunati inizia, con questo articolo, una collaborazione ancora più stretta con i responsabili della R&S delle aziende del nostro settore, per mettere a frutto i risultati della loro capacità tecnica e creativa. Socio dello studio Lunati & Mazzoni, Valerio Lunati è un Patent Attorney che vive e lavora nel cuore dell’industria manifatturiera italiana. Si laurea in ingegneria dei materiali al Politecnico di Milano nel 2003 e inizia il lavoro nello studio specializzato in brevetti e marchi citato, con il quale La Rivista del Colore, in quanto azienda di servizio di Anver, ha un accordo di collaborazione. Nel 2008 diventa Attorney presso l’European Patent Office, l’anno successivo CTU del tribunale di Milano. Nel 2018 è abilitato Litigator presso la Unified Patent Court. È autore di Brevetti e Invenzioni, 2019, Phasar Edizioni.

Negli ultimi mesi, i media mainstream hanno spesso parlato dei nuovi brevetti Europei.
Ho pensato che, se fossi stato un imprenditore, mi sarei chiesto che cosa fosse questo nuovo brevetto Europeo, visto che i brevetti Europei esistono da decenni.
Il presente articolo chiarisce i dubbi.

IL “TRADIZIONALE” BREVETTO EUROPEO

Il brevetto europeo “tradizionale” nacque negli anni ’70, quando alcune nazioni del centro Europa si accorsero che l’esame delle domande di brevetto era troppo complesso e oneroso per essere affrontato dalle singole nazioni. Hanno quindi stretto un accordo internazionale, l’European Patent Convention (EPC), stipulato nel 1973 e creato un unico ufficio internazionale, l’European Patent Office (EPO), per realizzare gli esami dei brevetti. In tale ufficio, lavoravano (e lavorano) esaminatori provenienti da tutte le nazioni aderenti all’EPC.
Negli anni, sempre più nazioni hanno aderito all’EPC, del quale fanno oggi parte tutte le nazioni appartenenti all’Europa geografica, incluse Svizzera, UK, Norvegia, Turchia… e con le uniche eccezioni di Russia, Bielorussia, Ucraina e Moldavia. All’EPC hanno aderito anche paesi nord africani e la Cambogia. L’EPC non ha inoltre conosciuto Brexit o forti lamentele.
Come premesso, da più di 50 anni, l’EPO esamina le domande di brevetto, controlla se il loro oggetto è nuovo e inventivo con approfondite ricerche, verifica le formalità e il pagamento delle incombenze, consente commenti e opposizioni di terzi e concede i brevetti se le dette domande rispondono ai requisiti richiesti.
Dopo che l’EPO ha concesso un brevetto, lo stesso brevetto europeo si suddivide in un insieme di frazioni nazionali, o brevetti nazionali, validi nelle singole nazioni aderenti all’EPC. Le singole nazioni devono accettare tali brevetti così come concessi dall’EPO e possono richiedere, al massimo, una traduzione e il pagamento di una tassa. Durante la fase d’esame, fino alla concessione del brevetto, le singole nazioni non hanno quindi autorità di intervenire sul brevetto europeo che è regolato esclusivamente dall’EPO.

Tuttavia, in seguito alla concessione, le singole nazioni hanno l’autorità per ridiscuterne la validità del brevetto concesso in caso di lite. Infatti, le liti in tribunale basate sulle frazioni nazionali di brevetto europeo sono regolate dai singoli stati membri e rimangono reciprocamente indipendenti. Ad esempio, un tribunale italiano può determinare, nel corso di una causa, la nullità della frazione Italiana di un brevetto europeo concesso. Allo stesso modo, anche i tribunali delle altre nazioni possono decidere sulla validità del brevetto Europeo, ognuna relativamente alla propria frazione.

L’UNIONE EUROPEA

Parallelamente, negli ultimi decenni e dopo la nascita dell’EPC, è nata l’Unione Europea (EU) e tutti, ma non solo, i paesi aderenti all’EU, aderiscono all’EPC.
L’EU ha quindi cercato di unificare anche la fase successiva alla concessione dei brevetti Europei in seno ai paesi dell’Unione stessa, in modo che il brevetto europeo mantenesse unità, nei paesi EU, anche in seguito alla concessione.

IL BREVETTO UNITARIO

Dopo anni di trattative internazionali l’Unione Europea ha aderito alla convenzione del brevetto europeo. La frazione dell’EU del brevetto europeo è denominata “brevetto europeo con effetto unitario”, o semplicemente “brevetto unitario”.
Il brevetto unitario fa sì che un brevetto europeo concesso dall’EPO sia validabile direttamente nell’EU, come se fosse un’unica nazione (in realtà non tutta l’Unione Europea, visto che Cipro, Cechia, Croazia, Grecia, Ungheria, Irlanda, Polonia, Romania, Slovacchia e Spagna, al momento non partecipano a questo accordo).
Poco prima avete infatti letto che, in caso di lite, le singole nazioni mantengono l’autorità sulla propria porzione nazionale di brevetto europeo, ma con il brevetto unitario era in discussione quale tribunale avesse autorità sui brevetti unitari stessi. Il presente nodo è stato risolto con la creazione di un “tribunale unitario”, unificato per i brevetti, noto con il nome di Unified Patent Court (UPC), che si occupa del giudizio di validità e contraffazione dei brevetti unitari nel corso delle liti in tribunale.
L’UPC comprende una serie sedi locali nazionali (una delle quali è a Milano ed è già attiva da poco meno di un anno) e una sede centralizzata dislocata in tre postazioni (Parigi, Monaco e la terza, a Milano, sarà presto attivata).
Le sedi locali si occupano, tendenzialmente, delle questioni tecnicamente meno complesse, lasciando le problematiche più complesse, in particolare la validità dei brevetti, alla sede centralizzata.
Inoltre, l’UPC si può anche occupare della validità delle frazioni nazionali dei brevetti europei già concessi, per le nazioni aderenti alla UPC stessa. Ad esempio, la validità della frazione Italiana di un brevetto europeo concesso 10 anni fa, potrà (attenzione, potrà e non dovrà) essere giudicata non più dai tribunali Italiani, ma dall’UPC.
Se il titolare di un brevetto europeo, di tipo tradizionale – quindi non validato come brevetto unitario, ma validato in una delle nazioni dell’UPC – vuole che il suo brevetto europeo continui ad essere giudicato dai tribunali nazionali, allora tale titolare può esplicitamente richiedere di uscire dall’UPC con una richiesta, reversibile, denominata Opt-Out.
Al momento, consiglio ai miei clienti di richiedere l’Opt-Out per i propri brevetti: aspettiamo infatti di capire (pieni di aspettative positive) come funzionerà questo UPC.

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