La riduzione delle forniture di gas dalla Russia e gli aumenti speculativi dei loro prezzi spingono la richiesta d’informazioni per l’uso dell’idrogeno, come possibile sostituto del metano, cosa che potrebbe essere una soluzione interessante per una transizione energetica e, soprattutto, per affrontare il potenziale vuoto delle forniture.

Nonostante gli alti costi di produzione dell’idrogeno, e grazie alla sua relativa facilità di trasporto e stoccaggio, un mix gas/idrogeno potrebbe essere interessante per il settore dei trattamenti delle superfici. Se ne parla molto, ma l’utilizzo concreto, se si escludono alcune applicazioni nel campo trasporti (esplorati, in particolare, da Toyota), è là da venire.

Esperienze avanzate di uso d’idrogeno (di miscele gas/idrogeno e solo idrogeno) sono in corso presso Infragas (Mappano, Torino, Italia), per l’alimentazione dei pannelli catalitici dell’azienda, che possono funzionare perfettamente nei forni di cottura di vernici liquide e in polvere, e già offrono una significativa efficienza d’uso del gas.

Tali esperienze sono state messe a disposizione e dibattute con i presenti durante i P&E Milano Coating Days 2022, del 26 e 27 ottobre nei padiglioni del Museo della Scienza e Tecnologia “Leonardo da Vinci” di Milano.

www. ecocoating.com 

Il principale problema dell’idrogeno come “vettore” d’energia (purtroppo sulla nostra Terra non si trova allo stato libero, dunque non è una “fonte” d’energia) è, proprio per questo motivo, il costo per la sua separazione dall’elemento cui è combinato (per esempio, l’acqua), anche se il suo potere calorifico, è tre volte superiore rispetto al gas. Si tratta di ostacoli che rendono poco interessante la produzione centralizzata e il suo trasporto nella rete gas esistente. Infatti, per quanto riguarda i costi, si tenga conto che, attualmente, per ottenere 1 kg d’idrogeno dall’acqua servono 55-60 kWh di elettricità; per il suo trasporto nella rete gas esistente, si stima prudente non superare miscele del 10% (è un gas altamente infiammabile e leggero).

Per ovviare a questi problemi, (in particolare) la multinazionale giapponese prima citata e alcune sue consociate sono in fase avanzata d’industrializzazione di macchine di produzione d’idrogeno cosiddetto “verde”, cioè prodotto mediante l’energia ottenuta via fotovoltaico e stoccato in situ. Le esperienze attuali – condotte da alcuni produttori di bruciatori gas già disponibili in commercio – ne consigliano la miscelazione con gas fino al 20%, cosa che permetterebbe alle aziende di rispondere alle ipotesi di razionamento previste dall’UE per il prossimo biennio.

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