La necessità di contrastare i cambiamenti climatici sta indirizzando i fabbricanti di vernici e i produttori di materie prime ad accelerare verso un’economia sostenibile. Gli utilizzatori di prodotti vernicianti sono sempre più sensibili nel selezionare prodotti che garantiscano il minor impatto sull’ambiente. In Europa la direttiva 2004/42 limitando il contenuto di VOC per le vernici aveva già spinto i ricercatori delle aziende di vernici e materie prime ad abbassare il contenuto di solventi organici.

I prodotti base acqua, per più alti costi di produzione e richiesta di impiantistica adeguata per far fronte a tempi di essiccazione ed indurimento più lunghi, negli ultimi anni hanno mostrato segnali di crescita ridimensionati. Il protocollo di Kyoto ha introdotto anche per il settore delle vernici un nuovo approccio verso la sostenibilità ambientale dei prodotti vernicianti.

Diventa importante il carbon footprint (impronta del carbonio) un nuovo parametro per valutare l’impatto sulle emissioni. È un valore espresso come tonnellate di anidride carbonica equivalente (CO2) per stimare le emissioni dei gas serra derivanti dall’uso di un prodotto.

Si tiene conto del ciclo di vita LCA (Life Cycle Assessment) delle vernici, dalla loro progettazione e selezione delle materie prime costituenti la formulazione fino alla fine del loro ciclo di vita, valutandone anche gli aspetti relativi al loro smaltimento. Abbassare o eliminare il contenuto di VOC non è più sufficiente per far fronte alle nuove richieste.

Nasce oggi la necessità di selezionare materie prime (resine, solventi e additivi) costituiti da polimeri di origine biologica differenziandosi da quelle di origine fossile aventi un impatto negativo sulle emissioni. La norma ASTM D6866 permette con la datazione al radiocarbonio-14 di utilizzare una tecnica valida e precisa per determinare il contenuto di “fonte rinnovabile”.

I derivati da combustibili fossili non contengono carbonio-14 come quelli da origine biologica, pertanto diventa semplice con questa tecnica determinare la quantità di elementi bioderivati. Riscontrando la quantità di carbonio di origine biologica presente in una vernice si riesce a valutarne l’impatto ambientale. Molti produttori di materie prime già offrono nei loro cataloghi ad esempio resine bio ricavate da zuccheri primari, semi, oli vegetali e cortecce degli alberi. La percentuale di materia prima derivante da fonti biologiche diventa un parametro importante per sviluppare le vernici del futuro.

Gli utilizzatori finali delle vernici dovranno prepararsi a leggere e interpretare le nuove informazioni che si troveranno sulle etichette, sulle schede tecniche e sulle schede di sicurezza per scegliere i prodotti più rispettosi per l’ambiente.

La conferma che il mercato si stia muovendo in questa direzione viene dalla recente notizia che la casa automobilistica BMW nell’intento di ridurre la carbon footprint nei propri stabilimenti in Germania abbia deciso di utilizzare vernici OEM (per elettrodeposizione e clearcoat) derivanti da soli fonti biologiche.

Si prevedono più di 250 mila veicoli che verranno verniciati seguendo le nuove linee guida abbattendo del 40% l’impatto di CO2 nel ciclo di verniciatura. Il nuovo approccio verso la sostenibilità coinvolgerà tutto il settore delle vernici: le aziende produttrici, i fornitori di materie prime e gli utilizzatori finali dovranno trovarsi pronti per affrontare i nuovi cambiamenti.

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