Autore: La Redazione

Attualmente il metodo utile di controllo della qualità anticorrosiva di un sistema verniciante – una mano di vernice cataforetica o di altra natura applicato su supporto pretrattato, oppure di un ciclo verniciante a più mani – è la prova di resistenza all’esposizione alla nebbia salina. Eseguita nell’apposita apparecchiatura, la prova, effettuata secondo un metodo internazionalmente stabilito, la prova offre risultati, positivi o negativi, dopo molte ore di esposizione dei campioni verniciati con il prodotto o il ciclo che si vuole controllare. È sempre un risultato “qualitativo”, frutto dell’interpretazione dell’operatore che osserva e relaziona sulla situazione all’intaglio (la penetrazione della corrosione non dev’essere superiore ai 2 mm), e che viene solitamente considerata “sufficiente” dopo 250 ore d’esposizione, “buona” dopo 500 ore, “ottima” dopo 1500 ore. Come risulta chiaro, anche solo per avere una risposta “sufficiente”, chi deve provare il prodotto verniciante appena acquistato deve attendere giorni (o settimane o mesi) per effettuare un controllo. Dunque, il prodotto da applicare viene sempre utilizzato fidandosi della serietà e qualità del fornitore, con il rischio che all’azienda d’applicazione sia attribuita successivamente la responsabilità, qualora dopo qualche tempo, i risultati dell’applicazione risultino difettati. Fortunatamente viene in soccorso delle aziende d’applicazione un innovativo metodo internazionale di controllo della qualità anticorrosiva dei cicli (e relativi prodotti) vernicianti, che in sole 24 ore permette di definire, positivamente o negativamente, le proprietà protettive, oltretutto confermate via valori numerici esatti.

È il “Metodo Acet”, sviluppato in Spagna e poi normato internazionalmente come ISO 17.463.

Contrariamente alla prova di resistenza alla nebbia salina – che è una prova di natura chimica – è un metodo elettrochimico – riproduce il meccanismo della corrosione e di come si manifesta effettivamente – e per questo può dare risultati (quasi) immediati, nel giro di 24 ore.

LA DIFFERENZA SOSTANZIALE


  • nel primo caso sono necessarie tante ore perché venga corroso direttamente il metallo all’intaglio appositamente fatto sulla lastrina di prova, per mettere a nudo quella parte: si tratta quindi di una corrosione specifica per quel campione metallico, la cui lega ferrosa potrebbe essere ben diversa da quella del pezzo a cui il sistema di verniciatura deve offrire resistenza. Infatti si tratta di una reazione chimica e non elettrochimica, come è invece la corrosione. Per questo, ancora, il risultato è puramente visivo, discutibile soggettivamente secondo la sensibilità dell’analista, e non oggettivo
  • nel caso della prova eseguita con il Metodo Acet, invece, il risultato è praticamente immediato (in 4 ore, e viene ripetuto 6 volte, per un totale di 24 ore, proprio per non lasciare niente di intentato), perché gli elettroni – come detto, la prova è di natura elettrochimica – viaggiano a 300.000 km/h e quindi concretizzano il risultato indicando il voltaggio (in volt) di dissoluzione del ferro, e la resistività (in ohm) alla penetrazione d’umidità e aria attraverso lo spessore del film applicato sul campione di qualsiasi lega metallica.

Così, il numero preciso del voltaggio (il ferro ha un voltaggio di dissoluzione – detto “potenziale standard” uguale a -0,44 volt) caratterizza la sua resistenza alla corrosione (se il voltaggio risulta positivo vuol dire che il metallo non si scioglie e pertanto non dà adito a corrosione).

Non solo: se allo stesso tempo la resistività al passaggio d’umidità e aria attraverso il film applicato supera i 108 ohm, significa che è lenta la loro penetrazione nel film per raggiungere il supporto metallico e iniziare la reazione elettrochimica con l’acciaio, che porta alla formazione di ruggine. Per esempio, se il risultato è +0,23 V e 108 ohm, significa che la vernice o il ciclo applicato hanno una grande resistenza alla corrosione.

Se poi, per curiosità, si volesse fare un confronto in parallelo con i risultati ottenuti con la prova di nebbia salina su un secondo campione verniciato con lo stesso prodotto o ciclo, si può ricorrere al laboratorio della Chemtec (sediata a Corbetta, in provincia di Milano), che ha sempre disponibili i dati di confronto:

Nel caso visto:

Metodo Acet (24 h)
Durata 24 h
Risultati +0,23 V e 108 ohm

Nebbia salina
Durata 63 giorni
Risultati 1500/h

Così chi acquista prodotti vernicianti, con la prima prova, può controllare la loro qualità anticorrosiva prima di utilizzarli, cosa che non può fare con la prova di nebbia salina, se non sperare nella bontà qualitativa dei prodotti acquistati.

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