Iniziamo con questa pubblicazione una serie di articoli in cui parleremo del Bilancio di Sostenibilità e del perché questo rappresenti un importante strumento per la rendicontazione di tutte le aziende, focalizzando il nostro interesse sul perché questo strumento sia importante per le piccole e medie imprese. Nell’introduzione del manuale pubblicato da Confindustria nel 2012 “indicatori di sostenibilità per le PMI” si parlava di Responsabilità Sociale come parte della cultura d’impresa, elemento intrinseco alla gestione aziendale. Oggi con la rielaborazione di quel documento, Confindustria presenta una nuova visione sul tema della responsabilità sociale e della sostenibilità.

Il Bilancio di sostenibilità è il bilancio non finanziario delle imprese. Nel passato si parlava di “responsabilità sociale”. È lo strumento chiave per comunicare le prestazioni e gli impatti di sostenibilità di un’impresa, consentendo a tutte le aziende, sia piccole, medie, grandi o multinazionali, di considerare il loro impatto su una vasta gamma di temi di sostenibilità. Il documento quindi è utile per poter essere più trasparenti sui rischi e sulle opportunità che le società si trovano ad affrontare.

Il Bilancio di Sostenibilità, in termini meramente tecnici, consiste in una misurazione, comunicazione e assunzione di responsabilità verso tutti i soggetti, sia interni che esterni all’azienda, in relazione alle prestazioni dell’organizzazione rispetto all’obiettivo dello sviluppo sostenibile.

Questo report deve quindi fornire una rappresentazione equilibrata e ragionevole della sostenibilità di un’azienda, compresi gli impatti sia positivi sia negativi generati dal suo operare. il binomio “sostenibilità – competitività” aziendale è un tema di interesse per tutte le aziende di ogni dimensione, basti pensare che il 99,8% delle aziende europee è nella fascia medio-piccola.

I benefici che quest’ultime aziende possono ricavare da un corretto Bilancio di sostenibilità sono molteplici:

  • mitigazione dei rischi finanziari e non
  • accesso più agevole ai rapporti con la Pubblica Amministrazione
  • maggior facilità nel poter accedere al credito e alle risorse finanziarie
  • miglior capacità di attrarre e fidelizzare persone con le giuste competenze
  • sviluppo di una filiera sostenibile (sia coi propri fornitori che come fornitori)
  • miglior legittimazione sociale
  • facilitazione nelle aggregazioni di imprese
  • miglioramento dell’immagine del brand.

La rendicontazione non finanziaria innesca un’attività di mappatura e raccolta dati tali da permettere all’impresa di conoscere, non solo la natura dei rischi potenziali ed effettivi derivanti dagli ambiti tematici tradizionalmente considerati come “non finanziari”, ma anche prevenire i potenziali impatti rilevanti nel breve termine.

Ad esempio possiamo citare gli impatti ambientali che si riferiscono al cambiamento climatico e alla non conformità delle norme ambientali, la cyber security e la non conformità alla normativa sulla salute e la sicurezza dei lavoratori.

In sostanza, rendicontare le informazioni non finanziarie aiuta le imprese a monitorare tali rischi, misurandone il livello di probabilità e il relativo impatto, nonché a realizzare le azioni specifiche per mitigarli.

Inoltre negli ultimi anni le istituzioni pubbliche e molte private hanno adottato politiche di acquisto orientate alla sostenibilità, tanto da mutare non solo i criteri di selezione dei propri fornitori, ma anche delle modalità con le quali le stesse istituzioni misurano le proprie performance. Tra il 2012 e il 2015 infatti, secondo un dato ISTAT, il 19.5% delle istituzioni ha adottato una rendicontazione non finanziaria come bilanci/rapporti sociali e/o ambientali.

Negli appalti pubblici e negli strumenti di finanza agevolata, le buone pratiche in tema di CSR (acronimo che sta per Corporate Social Responsability) incidono positivamente nel processo di valutazione della Pubblica Amministrazione. Il rating di legalità costituisce un esempio di come la Pubblica Amministrazione incida sulla cultura aziendale per quelle aziende che hanno scelto di intraprendere volontariamente iniziative nel campo della CSR, come ad esempio, l’adesione a programmi e standard di compliance promossi da organizzazioni nazionali o internazionali, l’adozione di codici etici di autoregolamento o modelli organizzativi di prevenzione e contrasto della corruzione.

Ma quando è obbligatorio il bilancio di sostenibilità?

La direttiva europea 2014/95/UE rende obbligatoria la comunicazione di informazioni di carattere non finanziario per le grandi imprese di interesse pubblico, mentre per le PMI rimane su base volontaria. Nondimeno però sale il livello di attenzione delle aziende italiane nei confronti dell’ambiente e del sociale ma di contro, sono ancora poche le aziende che stilano bilanci di rendicontazione ambientali e di sostenibilità.

Secondo un dato ISTAT del 2018 “Sostenibilità nelle imprese: aspetti ambientali e sociali” su dieci imprese sette hanno intrapreso una condotta sostenibile. Nel dettaglio sono il 70%, circa 712mila, le aziende con più di 3 addetti con un serio impegno nel valorizzare il benessere del lavoratore. Un pochino meno, il 66% le società con un serio impegno atto alla riduzione dell’impatto ambientale, mentre circa il 65% quelle che hanno migliorato i propri livelli di sicurezza interni e del territorio. Il 21 aprile 2021, la Commissione Europea ha varato una proposta per la rendicontazione della sostenibilità aziendale, che andrebbe a cambiare e modificare gli attuali obblighi della rendicontazione. La proposta estende la creazione del bilancio di sostenibilità a tutte le grandi società e a quelle quotate in borsa, escluse le microimprese quotate, richiede una assicurazione delle informazioni riportate, introduce dei requisiti di rendicontazione più specifici e l’obbligo di rendicontare secondo gli standard obbligatori della sostenibilità dell’UE, si richiede di tracciare digitalmente le informazioni segnalate, così che siano leggibili da una macchina e possano andare direttamente a un punto di accesso unico europeo.

In conclusione, per le PMI il bilancio di sostenibilità è così utile?

Si, nonostante rappresenti un impegno che le piccole società magari possono faticare a intraprendere è indubbio che rappresenti una svolta verso il futuro del commercio e dei servizi. Non bisogna pensare ad esso solo come uno strumento per ridurre o migliorare l’impatto sull’ambiente delle aziende ma bisogna fare un ragionamento a 360° e capire che il bilancio è utile a migliorare ogni aspetto dell’universo impresa, sia dal lato ecologico, dal rispetto per il lavoratore e per i rapporti con le aziende e lo Stato.

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