In ottica di ampliamento dei servizi di rivestimento dell’accessorio di lusso e di altri particolari, Galvamet si organizza con un reparto di PVD 2.0 installando macchine ad alta prestazione di Kolzer
Sempre più richiesto nel settore dell’accessorio di lusso, come catene per borse e scarpe, fibbie, tappi per profumi e molti altri articoli, il rivestimento PVD 2.0 si distingue per la sua crescente efficienza e prestazione. Nell’ambito del lusso, la domanda di qualità, durabilità e innovazione è in costante aumento, con una crescente necessità di differenziazione.
Galvamet, azienda con sede in Toscana, situata nel cuore dell’industria dell’accessorio moda a Civitella in Val di Chiana (AR), ha intrapreso un percorso che va proprio in questa direzione. Tra le iniziative, ha aderito al Consorzio Physis, una società benefit e startup innovativa che supporta lo sviluppo di tecnologie, processi e progetti innovativi per ridurre l’impatto ambientale della filiera dell’accessorio moda e di lusso e dei suoi stakeholder offrendo soluzioni all’avanguardia, generando valore, consapevolezza e cooperazione, in una realtà ancora molto frammentata. Una realtà che riunisce, dando valore e visibilità, un importante settore del made in Italy.
«Galvamet è un’azienda terzista specializzata nel trattamento delle superfici, in particolare di catene» – spiega Gianni Peleggi, direttore tecnico dell’azienda. «Offriamo una vasta gamma di finiture, principalmente attraverso tecnologie galvaniche. Tuttavia, siamo sempre più attenti alla sostenibilità ambientale e alla soddisfazione delle esigenze dei nostri clienti, che richiedono una maggiore attenzione in questo ambito. Inoltre, siamo costantemente interessati alle innovazioni e alle potenzialità delle tecnologie ambientalmente sostenibili, come il PVD, che riteniamo possano ampliare i nostri servizi verso nuovi settori, i quali solo di recente si stanno avvicinando a queste tecnologie, come l’automotive, gli apparecchi di illuminazione e altri».
La scelta di Galvamet è ricaduta sulle macchine di Kolzer MK34®, che offrono alte velocità di lavorazione e volumi di produzione significativi grazie all’ottimizzazione dei processi e alla presenza di due porte per il carico e lo scarico simultaneo dei pezzi. Queste caratteristiche le rendono ideali per l’integrazione con le linee di produzione industriali. Una delle caratteristiche apprezzate in ogni settore ma in particolare dove il design ha una grande importanza è che può generare qualsiasi colore PVD 2.0 e rivestire qualsiasi materiale metallico, plastico e vetro.
Durante il processo in vuoto, la macchina è in grado di generare una potente atomizzazione dei metalli, formando una zona di impatto che applica un rivestimento denso su qualsiasi forma o geometria del pezzo, garantendo una copertura uniforme e perfetta. Inoltre permette di ottenere un’ampia gamma di tonalità eleganti e contemporanee, compreso il nero, migliorando le qualità e le caratteristiche tecniche delle superfici trattate.
«Attualmente abbiamo scelto di offrire alla nostra clientela una serie di finiture ad alta prestazione – prosegue Antonio Paglicci, socio dell’azienda famigliare. Oltre alla galvanica e al PVD abbiamo a disposizione impianti di cataforesi che, insieme al reparto di vibrofinitura, completano il ciclo di trattamenti che garantiscono prestazioni eccellenti sia estetiche che qualitative. Per poter garantire qualità della produzione ci siamo dotati anche di un laboratorio di controllo qualitativo con una camera umidostatica e altri strumenti».
Da tempo, l’organizzazione produttiva si impegna in un percorso per ridurre l’inquinamento. Ad esempio, le acque utilizzate nei processi galvanici vengono trattate e riutilizzate, portando l’azienda a un sistema di scarico zero. Questa attenzione per l’ambiente si evidenzia negli investimenti per macchine di deposizione in vuoto, tecnologia fisica priva di problemi legati alle acque o altre emissioni chimiche.
CONCLUSIONI
«Tra i motivi che ci hanno convinto a investire nelle macchine di Kolzer – conclude Antonio Paglicci – c’è sicuramente il servizio post-vendita offerto dall’azienda: oltre alla formazione dei nostri addetti, importantissima per affrontare quella che per noi è una nuova tecnologia, l’azienda è sempre disponibile quando affrontiamo un nuovo trattamento. Inoltre vi è un aspetto non trascurabile sui costi di gestione: anche se l’investimento iniziale può essere impegnativo, i costi di produzione sono quasi nulli se confrontati con quelli della galvanica. Anche questo è un ottimo motivo per scegliere il PVD 2.0» – conclude Antonio Paglicci.