Impregnante

Dal verbo latino impraegnare, der. di praegnare: in senso figurato “colmare, riempire”

Nel settore del rivestimento del legno è un vocabolo ormai molto diffuso, che si rifà proprio all’accezione del termine “colmare, riempire” in quanto questo prodotto ha la capacità di penetrare profondamente nella porosità della superficie lignea, senza formare lo strato pellicolare proprio della vernice. Tra i più immediati vantaggi che si ottengono nell’utilizzo dell’impregnante vi è sicuramente una maggior traspirazione del legno e quindi delle venature, che assumono così un piacevole aspetto naturale e l’inalterabilità del manufatto trattato.

È importante nell’approccio all’utilizzo dell’impregnante per il rivestimento del legno, considerare le due macrocategorie in cui si suddividono tali prodotti, ovvero quelli per interno e per esterno, a seconda dell’esposizione o meno delle superfici agli agenti atmosferici, responsabili di un maggiore degrado fisico, chimico o biologico del supporto in legno. In generale, per ogni supporto e per la sua destinazione finale, esiste un impregnante specifico: protettivo a livello basilare oppure caratterizzato da funzioni biocide particolari, trasparente oppure colorato.

L’applicazione dell’impregnante può avvenire manualmente a pennello, a rullo, a spugna o a spruzzo tramite l’utilizzo di pistole per verniciatura o, a livello industriale, attraverso l’uso di macchine impregnatrici.

Approfondiamo il termine con Irene Dardani, responsabile del laboratorio R&S di HDG Group S.r.l.

1 quali sono i vantaggi legati all’utilizzo degli impregnanti e, più nello specifico, dei vostri prodotti in termini di prestazioni e miglioramento tecnologico-ambientale?

Quando si deve fare un trattamento con un impregnante, spesso basta una sola mano di prodotto per raggiungere l’obiettivo prefissato e questo si traduce in un risparmio sia di tempo che di denaro. Un altro importante vantaggio dato dall’uso degli impregnanti è legato alla manutenzione: poiché si parla di prodotti “no coating”, cioè di prodotti che non formano una pellicola, nella maggior parte dei casi non è necessario carteggiare la superficie quando si fa la classica manutenzione periodica. Quindi il trattamento diventa meno faticoso, più facile. Abbiamo iniziato a realizzare i primi impregnanti per legno nel 1998, credendo fortemente che il futuro sarebbe stato rappresentato dai prodotti all’acqua. Da allora la tecnologia chimica si è evoluta molto e il tempo ci ha dato ragione. Abbiamo portato avanti con coraggio il concetto di basso impatto ambientale, anche se all’inizio non è stato facile.

Questo concetto si traduce, tra le varie cose, nel valore di COV (Composti Organici Volatili) che può avere un prodotto e che per legge non può superare una certa soglia, per quel che riguarda i prodotti vernicianti. Le formulazioni che abbiamo studiato portano ad avere bassissimi valori di COV: questo è un dato importante soprattutto quando si parla di inquinamento indoor. Ciò è dato anche dal fatto che l’unico solvente presente nei nostri impregnanti per legno è l’acqua. I clienti stanno diventando sempre più sensibili alle tematiche ambientali e chiedono maggiori informazioni su quanto un prodotto impatti sulla qualità dell’aria degli ambienti in cui vivono e, quindi, quanto possa impattare sulla loro vita. Prodotti con bassi COV contribuiscono a migliorare la qualità dell’aria indoor, rendendo più sicuri e confortevoli gli ambienti in cui passiamo la maggior parte del nostro tempo.

2 quali evoluzioni prevedete per questo tipo di prodotti e a quali innovazioni è proiettata la vostra ricerca?

Sicuramente l’evoluzione maggiore degli impregnanti per legno riguarderà l’aspetto green. Le persone sono sempre più sensibili alle tematiche ambientali e al concetto di sostenibilità. È grazie soprattutto ai giovani se l’appello a “invertire la rotta” non è più relegato negli ambiti accademici, se esso è diventato sempre più forte ed è entrato nelle case di tutti i cittadini. Il consumatore, quindi, è sempre più attento agli aspetti green di un prodotto, a partire dal packaging e dalle materie prime di cui è fatto. Ultimamente si parla molto di prodotti bio-based, cioè prodotti che sono composti almeno in parte da materie prime di derivazione vegetale, provenienti da colture specifiche o da scarti di altre lavorazioni.

Il nostro laboratorio studia già da qualche tempo queste materie prime e sta mettendo a punto sia miglioramenti dei prodotti già esistenti sia nuove formulazioni, con l’obiettivo primario di andare verso una direzione sempre più “ecologica”. Non ci basta, però, sapere che una materia prima sia di origine vegetale. Purtroppo esistono casi di coltivazioni che vanno a discapito di quelle destinate all’uomo o, ancora peggio, che deturpano i paesaggi boschivi e forestali. Il termine green a nostro avviso comprende tanti aspetti.

Ecco perché per noi diventa importante analizzare e, di conseguenza, comunicare l’impatto che ha un prodotto a partire dalla sua realizzazione sino al suo fine vita.

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