Con l’aggiunta di cariche nanotecnologiche del tipo lamellare – come il caolino della carica tradizionale – di enorme area superficiale disponibile, viene bloccata fisicamente le zone del reticolo, impedendo a qualsiasi corpo estraneo di penetrare facilmente nella struttura del film. Lo si verifica facendo una prova di contatto fisico con acido solforico, ad esempio.

Pertanto il meccanismo di miglioramento della resistenza alla corrosione è dovuto al ritardato arrivo di umidità e aria sul metallo, dove inizia il fenomeno elettrochimico della corrosione.

Uno studio del laboratorio R&S di un produttore brasiliano di vernici, la Tintas Vinci, diretto da Sebastião Alves, iniziato nel 2012, riporta una serie di prove comparative tra cicli applicati tradizionalmente per proteggere strutture metalliche dalla corrosione e il ciclo ibrido zinco-grafene della soluzione testata. I risultati evidenziano che il grafene aumenta in modo esponenziale sul lungo periodo la barriera anticorrosiva e impermeabilizzante del rivestimento. Migliora anche le proprietà meccaniche e la resistenza alla fessurazione, tollerando quindi anche maggiori spessori. Molto interessante il test comparativo tra diversi cicli convenzionali con o senza primer zinco-grafene.

Raccomandati in ambienti altamente aggressivi, come piattaforme offshore, torri eoliche e per il rivestimento di tralicci e attrezzature di centrali elettriche, i prodotti addizionati con grafene aumentano in modo significativo i cicli anticorrosivi, soprattutto in ambienti “difficili” soprattutto quelli marini. Ciò non toglie che migliorerebbero una serie di parametri utili anche nell’ambito dell’industria in generale.

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