Gli anni 2000 si caratterizzano per l’introduzione delle nanotecnologie di pretrattamento (2001). Una vera rivoluzione, caratterizzata tuttavia da una certa lentezza nella penetrazione commerciale, in particolare nelle grandi aziende manifatturiere, che spesso preferiscono adottare accorgimenti ingegneristici (lavaggi in controcorrente, sistemi di trattamento delle acque a ciclo “quasi” chiuso) piuttosto che cambiare una chimica si processo piuttosto ben stabilizzata. Ancora oggi nelle linee dei grandi produttori, per esempio nel settore auto, l’introduzione delle tecnologie nanotecnologiche non è una scelta ben definita, così come non è stato ancora completamente risolto il problema del trattamento delle acque di processo finalizzato allo “scarico liquido zero”.
Nel 2007 un’azienda di Ravenna, la STS di Ciro Poggioli, lancia sul mercato uno sgrassante nanotecnologico che non s’inquina con gli oli e i grassi rimossi: è una formulazione senza tensioattivi – costituenti fondamentale degli sgrassanti tradizionali, che invece li emulsionano, e dunque riducono nel tempo la loro capacità sgrassante, fino ad arrivare alla necessità del loro smaltimento – che separa istantaneamente i contaminanti (che possono essere eliminati meccanicamente dal bagno). La presenza in formulazione di un additivo polimerico permette inoltre ai pezzi trattati di non subire alcuna ricontaminazione all’uscita dal bagno sgrassante.