
Il lavaggio industriale come attività “clinica” per eliminare il contaminante dalla superficie, affrontato come “malattia”. un approccio che richiede innovazione, sperimentazione misurazione e analisi dei dati, alta formazione tecnica.
Imprenditore di lunga data nel campo del lavaggio industriale, orgoglioso fondatore e socio Ucif (l’Unione dei produttori di impianti di finitura), sponsor e attivo protagonista dell’ISM (Industrial Short Master), rappresentante delle tecnologie di lavaggio industriale nei P&E Coating Days, abbiamo recentemente incontrato Sabino Di Pierro (Fismet Service) nei nostri uffici, per fare il punto della situazione intorno ai temi del lavaggio industriale, della ricerca e della formazione tecnica di questo settore.
Sabino Di Pierro ci racconta di aver vissuto le grandi trasformazioni che hanno cambiato il lavaggio industriale, a partire dalla crisi energetica di fine anni 70, quando l’azienda di riferimento del settore, la Marin dell’amico e imprenditore Carlo Cavicchi deve prendere atto della crisi economica, e da cui originano le principali aziende nel campo del lavaggio industriale, tra cui la sua Fismet. Il rapporto professionale e personale con Carlo Cavicchi ha attraversato il cambio del secolo, e prosegue oggi con la stima di sempre. Fino al primo decennio del 2000 il lavaggio industriale attraversa diverse importanti trasformazioni, guidate da un lato dall’esigenza di migliorare le prestazioni ambientali dei processi, dall’altro di migliorarne le prestazioni tecniche. Poi, la stasi e, come sempre accade quando ci si ferma, segnali di ritracciamento, come testimoniato dal ritorno di solventi generalisti già noti nel passato, “riverniciati” con un’operazione di marketing terminologico l’“alcol modificato” [i boomer come il sottoscritto, con la passione della moto, si ricorderanno della “nafta” che si utilizzava per lavare i pezzi smontati e modificati per “truccare” il motore del proprio mezzo, ndr].
Tecnologia
«Come durante le altre crisi, talvolta economiche, altre volte tecnico-ambientali, che avevo affrontato e superato – dice Sabino Di Pierro – mi sono attivato per trovare nuove soluzioni. Per l’attività tipica di Fismet ho approfondito i temi dell’uso della CO2 come “solvente” alternativo di lavaggio – che conoscevo da tempo grazie anche alle attività di scouting di Danilo – e sviluppato sistemi capaci di utilizzarla in modo efficiente nei suoi vari stati, supercritico, ghiaccio, neve. In questi stati l’anidride carbonica ha un potere solvente per lo meno pari a quello dei più utilizzati solventi del secolo scorso, non genera reflui, non è infiammabile, si trova in natura (anzi, oggi si “cattura” per ridurre l’effetto serra, e dunque il suo uso permette di ridurre i costi dell’operazione di cattura, oltre che chiuderne il cerchio, sfruttandone le proprietà tecniche).
Per i sistemi più tradizionali, ho approfondito le tecnologie d’uso dei sistemi a base acquosa, puntando sulla chiusura completa del ciclo, per ottenere processi a scarico liquido zero e studiando il riuso degli scarti come materie prime per produrre differenti pezzi».
Oggi Fismet ha in portafoglio la gamma completa di macchine per entrambe le due linee tecnologiche menzionate. Una gamma sviluppata secondo la prospettiva di chi poi userà sul campo macchine e impianti.
Servizio
«All’attività di progettazione e produzione di sistemi di lavaggio per l’industria metalmeccanica – continua Sabino Di Pierro – ho affiancato, a partire da quegli anni, l’attività di servizio per conto terzi. Oggi Fismet Service ha il suo core business nell’attività di servizio, per alcuni settori specifici, per esempio il lavaggio di stampi nel campo cosmetico e della produzione alimentare (sistemi a base acquosa), medicale ed elettronico (sistemi a CO2). Sono questi campi dove sono fondamentali il controllo di qualità dell’operazione di lavaggio, inteso sia come assenza sulle superfici del contaminante rimosso e della chimica utilizzata per rimuoverlo.
In particolare per cosmetica, alimentare, medicale, questo è un requisito fondamentale, regolato anche dalle norme legislative specifiche riferite ai “Moca” (materiali e oggetti a contatto con alimenti). In questi campi abbiamo programmi importanti di sviluppo: stiamo raddoppiando spazi e capacità della nostra “camera bianca”, con l’installazione di nuove macchine a CO2 e nuova strumentazione di laboratorio».
«Il reparto lavaggio a base acquosa ci consente di capire bene le esigenze di chi usa processi di lavaggio. Da fornitori di servizio, oltre all’aspetto della misurazione della qualità dell’operazione di lavaggio si aggiungono le esigenze di minimizzazione o eliminazione dei reflui, di recupero del potere solvente dei prodotti impiegati, della minimizzazione dei costi energetici e, infine, del riuso dello stesso contaminante rimosso come materia prima, opportunamente utilizzata, per produrre altri manufatti. L’insieme delle risposte a queste necessità, l’impegno a migliorare continuamente la sostenibilità dei processi di lavaggio industriale, si basano sulla ricerca, da cui sviluppare innovazione tecnologica».
Ricerca
«Su questo assunto – sottolinea Sabino DI Pierro – abbiamo definito la politica di sostegno alle iniziative di relazione tra Università, formazione tecnica e impresa, sia come azienda, sia attraverso la partecipazione attiva e di stimolo alle attività associative e di networking. Abbiamo potenzialità da valorizzare nel campo della ricerca istituzionale di base, della ricerca applicata nelle nostre aziende, del trasferimento tecnologico, bisogna mobilitarle per tornare ad essere alla guida dell’ulteriore trasformazione tecnologica necessaria per offrire al nostro sistema manifatturiero di produrre in modo sempre più competitivo e sostenibile».
Si spiega così la presenza proattiva di Fismet Service e, personalmente, di Sabino Di Pierro in iniziative come quelle avviate da Efun (poi Poliefun), l’Industrial Short Master, agli incontri di alto livello tra imprenditori e tecnologi di processo favoriti dai P&E Coating Days, le attività di ricerca applicata nel laboratorio e negli spazi dedicati ai servizi di lavaggio dell’azienda, dove spesso s’incontrano con Sabino Di Pierro (e Carlo Cavicchi) tecnici di differente formazione e provenienza, per scambio di idee ed esperienze.
Si spiega così anche la partecipazione di Fismet Service a progetti di ricerca apparentemente lontani dal cuore delle sue attività, per esempio al progetto di recupero delle reti da pesca perse negli oceani e il recupero e riutilizzo dei relativi materiali: l’esigenza di mobilitare e coordinare risorse, conoscenze e strutture di ricerca per individuare soluzioni attraverso le sinergie che tale coordinamento permettono di sviluppare.
«In questi anni abbiamo provato differenti agenti di lavaggio, chimica sempre più “amichevole”, a bassa concentrazione, assistita da agenti meccanici sempre più efficaci, ultrasuoni, ugelli di precisione, filtrazione selettiva, nella convinzione di dover ottenere sistemi sicuri, capaci di riutilizzare acqua, principi attivi, energia.
Analogamente – continua il nostro interlocutore – abbiamo approfondito e sviluppato la tecnologia del lavaggio “molecolare” con CO2, anche in questo caso sviluppando macchine capaci di utilizzare la minor quantità di energia per mantenere la CO2 in fase supercritica e riutilizzarla a ciclo chiuso. In quest’ultimo caso siamo convinti di avere il quadro tecnologico utile per affrontare il tema della trasformazione del settore del lavaggio a secco: migliaia di macchine che oggi usano solventi per lavare tessuti, che corrispondono a tonnellate di solventi emessi in atmosfera (anche se volessimo ammettere che siano solo emissioni per trascinamento), possono essere sostituite da macchine a circuito chiuso per il lavaggio a CO2.
Concludendo, se puntiamo in modo coordinato su ricerca, ricerca applicata, formazione tecnica, le opportunità di aprire nuovi mercati e di ritornare a crescere economicamente e tecnologicamente ci sono e sono importanti».