Prosegue la rubrica di Verniciatura Industriale dedicata alle protagoniste del mondo dei trattamenti di superficie, uno spazio per raccontare esperienze, competenze e visioni femminili in un settore tradizionalmente a maggior percentuale maschile.

Di seguito diamo voce a tre donne con percorsi professionali differenti ma accomunate da passione e determinazione: Cassia Passagnola, corrispondente dal Brasile de La Rivista del Colore, Miriam Dalla Torre, imprenditrice alla guida di un’azienda, Svit, specializzata nella verniciatura industriale a polvere e a liquido ed Elena Banchelli, responsabile dei trattamenti di superficie di AMF, azienda capogruppo di AMF Group, realtà affermata nella produzione di accessori metallici per diversi settori.

Cassia Passagnola
Ci spieghi il suo ruolo in termini pratici e due aspetti che più la entusiasmano nel lavoro che svolge quotidianamente
Nella pratica, il mio ruolo è integrare strategia, tecnica e relazioni per generare risultati concreti nel mercato delle vernici industriali.
Gestisco e sviluppo soluzioni personalizzate per i clienti, conduco corsi di formazione e opero come consulente per le aziende che desiderano crescere con efficienza e consapevolezza. Ogni giorno è un’opportunità per connettere persone, conoscenze e tecnologia al fine di trasformare la realtà. Mi entusiasmano profondamente la trasformazione delle persone: vedere i professionisti crescere grazie alle conoscenze che condivido, acquisendo fiducia, autonomia e raggiungendo risultati che prima sembravano lontani, è estremamente gratificante; il superamento di sfide tecniche complesse: quando riesco a fornire una soluzione di verniciatura che soddisfa le aspettative del cliente, è una vera vittoria.
Vedo bellezza dove molti vedono solo acciaio e vernice: vedo storia, ingegneria, evoluzione. Vedo un ammasso di ferro verniciato prendere vita, protetto per durare nel tempo. E far parte di tutto questo, per me, è semplicemente affascinante.

Com’è la sua routine professionale?
La mia routine è intensa e varia. Durante la settimana, alterno riunioni strategiche, incontri con i clienti, sviluppo dei team, visite ai cantieri e discussioni tecniche su specifiche e soluzioni di verniciatura. Dedico anche del tempo all’analisi degli indicatori di performance, alla costruzione di piani commerciali e alla creazione di contenuti per la formazione. I viaggi fanno parte della mia realtà professionale, soprattutto per seguire progetti in diverse regioni, partecipare a eventi tecnici o essere vicina ai team e ai partner commerciali. Inoltre, riservo momenti di orientamento individuali e consulenze specializzate – perché credo che la crescita sostenibile del settore passi attraverso lo sviluppo delle persone.

Non è un lavoro per donne. È un cliché o ritiene che sia effettivamente la realtà?
Questa frase è un cliché che dovrebbe essere ormai “sepolto”, ma purtroppo persiste ancora in certi ambienti. L’ho vissuto in prima persona all’inizio della mia carriera. Ho dovuto dimostrare le mie capacità più di una volta, affrontando sguardi diffidenti e porte chiuse semplicemente per il fatto di essere una donna in un settore tecnico e tradizionalmente maschile. Ma la realtà sta cambiando. Ogni anno vedo sempre più donne assumere ruoli tecnici, commerciali e di leadership. Le barriere esistono ancora, certo, ma oggi abbiamo voce, preparazione e spazio da occupare con competenza e visione strategica. Il mio percorso dimostra che è possibile rompere gli schemi e aprire la strada ad altre donne. Ed è proprio questo che mi motiva: dimostrare che il posto di una donna è dove lei desidera essere, anche nei cantieri, negli impianti industriali, nelle sale decisionali e nei corsi tecnici.

Se potesse tornare indietro nel tempo, quale consiglio darebbe alla sé stessa degli inizi?
Direi con fermezza: «Non negoziare mai i tuoi valori. Etica, rispetto e integrità non sono negoziabili e saranno sempre i pilastri che sosterranno il tuo percorso». Direi anche: «Impara a mettere dei limiti, valorizza il tuo tempo e non cercare di portare il mondo sulle spalle da sola». All’inizio della mia carriera, una delle sfide più grandi è stata affrontare ambienti pieni di vanità, interessi nascosti e pressioni esterne. Se avessi compreso prima quanto fosse importante mantenere il focus su ciò che conta davvero – fare la cosa giusta, con eccellenza e con uno scopo, avrei evitato molte tensioni inutili.

Vuole dare un suggerimento alle nuove generazioni, in particolare donne, che desiderano intraprendere un percorso in questo settore? Come si potrebbe accelerare l’integrazione?
Il mio consiglio è chiaro: non aspettare di essere invitata a occupare il tuo spazio. Costruisci una solida base tecnica, sviluppa la tua comunicazione, studia il mercato e posizionati con sicurezza. Non devi essere perfetta – devi essere preparata, costante e guidata da uno scopo. Per accelerare l’integrazione delle donne nel settore industriale, soprattutto nelle aree tecniche, è fondamentale che le aziende attivino programmi di sviluppo, valorizzino la diversità con azioni concrete e diano visibilità a esempi di leadership femminile. Affiancamento, reti di supporto e politiche inclusive fanno davvero la differenza. E alle donne: non abbiate paura di entrare, imparare, sbagliare e crescere. Il settore industriale ha bisogno della nostra visione, della nostra capacità di dialogo e della nostra sensibilità per costruire soluzioni più umane, innovative e sostenibili.

Miriam Dalla Torre
Ci spieghi il suo ruolo in termini pratici e due aspetti che più la entusiasmano nel lavoro che svolge quotidianamente
Il mio ruolo in verniciatura è principalmente amministrativo: gestisco le operazioni burocratiche e organizzative necessarie al buon funzionamento dell’attività. Tuttavia, non esito a scendere in campo e contribuire attivamente quando la situazione lo richiede, dimostrando una versatilità che considero un punto di forza. Due aspetti in particolare mi entusiasmano del mio lavoro. In primo luogo, l’artigianalità che permea ogni fase del processo. Vedere come mani esperte trasformano un oggetto grezzo attraverso la cura del dettaglio e la passione per il mestiere è incredibilmente gratificante. Ogni pezzo verniciato porta con sé la storia di un saper fare tramandato e costantemente affinato. In secondo luogo, le competenze che vengono messe in gioco. La precisione nella preparazione delle superfici, la scelta accurata dei materiali, la maestria nell’applicazione delle vernici: ogni passaggio richiede una conoscenza tecnica approfondita e una manualità esperta. Contribuire, anche indirettamente, a questo livello di competenza è per me motivo di grande soddisfazione. Infine, ciò che mi appaga maggiormente è vedere il risultato di un lavoro di qualità su un prodotto che spesso nasce da uno stretto contatto con il cliente. Sapere che il nostro impegno e la nostra attenzione hanno contribuito a realizzare qualcosa che soddisfa appieno le sue aspettative è la migliore ricompensa.

Com’è la sua routine professionale?
La mia routine professionale è dinamica e si divide tra le mie due aziende, con la flessibilità del lavoro da remoto che mi permette di ottimizzare i tempi e trovare opportunità di crescita per entrambe le attività. Questa gestione è resa possibile soprattutto grazie alla collaborazione con professionisti di grande capacità e affidabilità. Poter contare su un team competente mi permette di delegare con serenità e concentrarmi sulle strategie di sviluppo.

Non è un lavoro per donne. È un clichè o ritiene che sia effettivamente la realtà?
Sono reminiscenze di un passato nemmeno troppo lontano, è una realtà. Tuttavia questa cosa non mi ha mai vincolata nel perseguire e raggiungere i miei obiettivi. Sicura del fatto che non esiste cosa che le donne non possano fare, forte anche degli insegnamenti di un padre che mi ha permesso di mettermi alla prova ed ereditare il suo sapere oltre che il suo mestiere. Ancora oggi è la mia roccia.

Se potesse tornare indietro nel tempo, quale consiglio darebbe alla sé stessa degli inizi?
Mio padre mi ha sempre detto: non consigliarmi, che so sbagliare da solo. Nonostante non cambierei di una virgola la mia vita, le cose che direi ad una giovane Miriam sono: abbi coraggio, curiosità e amore per te stessa, scegli le battaglie che sai di poter combattere e quando puoi fai la differenza. Vivi serenamente la vita, ma vivila pulita, in ordine e prudente.

Vuole dare un suggerimento alle nuove generazioni, in particolare donne, che desiderano intraprendere un percorso in questo settore? Come si potrebbe accelerare l’integrazione?
Imparate a contare molto su voi stesse, prendere ad esempio le grandi donne che ci hanno precedute, non necessariamente persone famose ma soprattutto le donne che sono vicine a voi. Quelle che nonostante tutto si sono rimboccate le maniche e si sono date da fare. Studiate, imparate, tutto quanto potrà esservi utile nella vita. Non permettere a nessuno di darvi delle incapaci o peggio delle inadatte; lavorate tanto sul vostro sapere e saper fare perché nessuno vi possa mettere il dubbio di essere delle incapaci. Circondatevi di persone positive e di amiche sincere, allontanate le persone che intossicano la vostra vita con sentimenti distruttivi. E ogni tanto fermatevi a guardare un tramonto oppure un’alba e vi renderete conto da quanta magnificenza siamo circondati. L’integrazione… parola bruttissima, sembra tanto un obbligo, una cosa dovuta, a volte vista come un privilegio. La parità come riconoscimento a pari requisiti o meriti e non un atto dovuto la vedo piuttosto lontana, nonostante gli sforzi per raggiungerla. Dobbiamo lavorare ancora tanto.

Elena Banchelli
Ci spieghi il suo ruolo in termini pratici e due aspetti che più la entusiasmano nel lavoro che svolge quotidianamente
Descrivere il mio attuale ruolo non è semplice perché mi occupo di diverse attività allo stesso tempo, lavorando in un gruppo che riunisce processi e realtà variegati. Il mio titolo ufficiale è “Responsabile dei trattamenti superficiali”, e sotto questo termine “ombrello” ricadono tutti i processi di rivestimento vero e proprio, i trattamenti atti a preparare la superficie, nonché i processi di produzione dell’oggetto stesso: la mia attenzione va ai processi già in uso, alla ricerca e sviluppo di nuovi, e anche alle tecniche di failure analisys per l’analisi e la risoluzione dei problemi che si possono presentare. I due aspetti più entusiasmanti del mio lavoro sono la multidisciplinarietà, in quanto mi occupo di tante tecniche completamente diverse (per esempio, lo stampaggio a caldo dell’ottone, la galvanica e le tecniche PVD), e la necessità di formazione continua, perché la tecnologia va avanti in ogni campo e non si può restare ignoranti sugli avanzamenti di ogni settore coinvolto!

Com’è la sua routine professionale?
La mia routine prevede continui spostamenti nelle varie ditte consociate del gruppo, dove posso di volta in volta incontrare le varie realtà produttive e discutere con loro della loro quotidianità, dei problemi che sorgono, dei progetti da imbastire per risolverli e per sviluppare alternative migliorative.

Non è un lavoro per donne. È un clichè o ritiene che sia effettivamente la realtà?
È un cliché, oggi più che mai: un tempo il lavoro della galvanica o dell’officina potevano dissuadere a causa di una cattiva gestione delle misure di pulizia e sicurezza (abbigliamento, DPI, impianti per la gestione del rischio chimico e meccanico), oggigiorno non si può dire che manchino le conoscenze e i mezzi per lavorare in sicurezza e in tranquillità con un carico di rischio e disagio molto più basso. Gli aspetti sono variegati e non si può dire che il lavoro operaio in galvanica o in officina non possa essere comunque faticoso o pesante, ma è un aspetto prettamente fisico che nulla ha a che vedere con le capacità intellettive della persona, e che può essere perciò opportunamente adattato (sempre che ci sia la volontà di farlo).

Se potesse tornare indietro nel tempo, quale consiglio darebbe alla sé stessa degli inizi?
Avrei la tentazione di dire “sii più diplomatica e abbi pazienza”, ma d’altro canto ho visto anche come essere concilianti venga scambiato con l’essere remissivi, e l’essere pazienti con l’essere sempre a disposizione… Il mio percorso professionale è stato scolpito anche dalla mia passionalità, se non avessi fatto le scelte che ho fatto non sarei dove sono ora, quindi… Il consiglio giusto è: fai quello che ti senti di fare e non smettere mai di credere in te stessa!

Vuole dare un suggerimento alle nuove generazioni, in particolare donne, che desiderano intraprendere un percorso in questo settore? Come si potrebbe accelerare l’integrazione?
Studiate, studiate, studiate e fate quanta più esperienza possibile sul campo; fatevi vedere, fatevi sentire, non cedete al timore di non essere all’altezza. Fate rete, trovate, o meglio ancora, costruite un gruppo di persone con esperienze e capacità diverse che si integrino a vicenda e che si supportino nell’affrontare i problemi e le sfide tecniche: in un mondo complesso come quello odierno, si vince solo facendo squadra.

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