Il tema della fornitura di acqua, sia per usi privati che industriali, è al centro dell’attenzione in molte zone dove viene distribuita la nostra rivista. In Italia e in alcune zone industrializzate di Francia, Messico e della Spagna il 2024 è stato caratterizzato da lunghi periodi di siccità – durante i primi mesi di quest’anno, al contrario, invasi, laghi e fiumi, in Francia, Italia e Spagna, hanno raggiunto le loro capacità massime di contenimento, anzi in alcuni casi si sono verificate esondazioni -.
Questi ultimi fenomeni hanno messo in chiaro che il problema vero è quello degli investimenti infrastrutturali, che tuttavia nella parte sud e sudoccidentale d’Europa hanno poca resa elettorale, e dunque se ne fanno in modo insufficiente, spesso utilizzando come scusa le proteste dei gruppuscoli di contestazione NO tutto, e delle direttive UE che vorrebbero disporre il ripristino delle “condizioni naturali preesistenti”.
I vari gestori delle risorse acquifere sono piuttosto concordi nello stimare che il valore economico generato dal settore idrico rappresenta quasi 1/5 del PIL di ciascun paese, che non potrebbe essere generato senza avere a disposizione la risorsa acqua.
Nel campo della trasformazione metalmeccanica se ne ha diretta consapevolezza, così come in quello dei trattamenti delle superfici. Di acqua c’è abbondanza in questo pianeta, ma dove più necessaria non viene captata e immagazzinata, le strutture per la loro potabilizzazione e distribuzione sono insufficienti, viene persa durante la sua distribuzione attraverso strutture obsolete, non viene trattata in modo adeguato.
Tra le misure che sono a disposizione dell’industria dei trattamenti delle superfici per far fronte alla scarsa importanza che politica e amministrazioni attribuiscono alla gestione dell’acqua, ce ne sono due immediatamente disponibili: la minimizzazione del suo impiego – tipicamente nelle fasi di lavaggio e/o pretrattamento – o il suo recupero via trattamento dei reflui.
Sulla prima misura, rimandiamo il lettore all’articolo relativo al lavaggio industriale. Segnaliamo inoltre un certo interesse per il ritorno delle operazioni (confinate) di granigliatura, laddove il materiale costitutivo dei pezzi lo consente, mediante l’integrazione di macchine passanti a turbina nelle linee di verniciatura. Nei casi in cui ciò si dimostri tecnicamente impossibile, lavora con successo il sistema totalmente anidro di Chemtec, denominato Toran3, conosciuto sistema monofase capace di ottenere risultati uguali o superiori ai sistemi di fosfosgrassaggio tradizionali e, al contrario di questi ultimi, costanti nel tempo.
Nei casi in cui sia necessario aggiungere un’azione desossidante, o quando le prestazioni richieste al ciclo protettivo sono superiori, la strada è quella del trattamento dei reflui con il recupero delle acque per il loro riutilizzo. Per il trattamento dei reflui sono disponibili varie tecnologie, dai sistemi ampiamente diffusi chimico-fisici ai sistemi di flottazione (utilizzati spesso per il recupero dei fanghi delle cabine di verniciatura) o elettroflottazione, all’evaporazione sottovuoto (figg. 1-4). A seconda del grado e tipo di contaminazione tali tecnologie devono lavorare sinergicamente, affinché possano produrre acqua di qualità sufficiente per il loro riutilizzo. Nei casi in cui il contaminante contenga sostanze di valore, inoltre, è possibile pensare al loro ricupero, riuso o valorizzazione.
In questi ultimi casi il trattamento delle acque reflue costituisce un processo a valore aggiunto, e non solamente, dove previsto, un obbligo di legge, o un fattore di sicurezza e garanzia della continuità delle attività in caso di razionamento o assenza della fornitura d’acqua.

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